ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
La storia della chiesa di
Santa Maria della Salute
>>>>> di Andrea Bentivegna <<<<<
04/07/2015 - 00:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO -  Andrea Scriattoli, che di Viterbo descrisse la splendida storia dei monumenti, ad un certo punto della sua opera, si lascia andare ad un’appassionato racconto per un nostro concittadino di cui pochi conoscono le benevole gesta: Maestro Fardo di Ugolino.

Quest’uomo, per il quale è doveroso spendere qualche parola, vissuto nella prima metà del trecento, fu un danaroso notaio mosso da un’indole sorprendentemente caritatevole e si adoperò per tutta la vita nell’aiutare i più bisognosi.

Tanto furono nobili i suoi ideali quanto sfortunato fu l’esito delle sue iniziative. Infatti a partire dall’anno 1313, il Fardo creò un ricovero per accogliere “quelle repentite che posson esser tolte alla mala vita e ricondotte sul retto sentiero”; Si trattava, in altre parole, del suo personale ma vano rimedio alla prostituzione cittadina, giacché, per usare le parole dello Scriattoli, queste donne preferirono “le gioie della carne e del peccato all’austera ospitalità che offriva loro questo filantropo”.

Il generoso notaio non si perse d’animo e, dal momento che il ricovero rimaneva perlopiù deserto, si convinse che bisognasse erigere nelle sue vicinanze una chiesa. Fu per accrescerne il prestigio e mutarne le sorti che al fianco del poco frequentato edificio fece erigere, nel 1318, un piccolo tempietto, una chiesa che è ancora oggi è un prezioso tesoro per Viterbo: Santa Maria della Salute.

L’architettura di questa costruzione è unica in tutta la città. La pianta insolitamente quadrilobata viene interrotta da un lato rettilineo sul quale si apre la splendida facciata che dell’edificio rappresenta certamente l’elemento più significativo. Quest’ultima è cesellata di mattonelle policrome che incorniciano lo splendido portale in marmo. L’opera viene attribuita ad un allievo del geniale architetto Lorenzo Maitani, autore della facciata del Duomo di Orvieto, tra i massimi capolavori del gotico. Diverse le tematiche scolpite: dalle 14 opere di Misericordia, alla Discesa di Cristo al Limbo, alla Sepoltura dei Morti tutte disposte in senso ascendente verso la sommità dell’arco che rappresenta, figurativamente, il Divino.

Per quanto possa apparire incerta l’attribuzione bisogna comunque segnalare le analogie tra questa facciata e altri importanti capolavori coevi realizzati nell’Italia centrale come ad esempio il Duomo di Todi o la Basilica di Collemaggio a L’Aquila che ci fanno riconoscere l’assoluto valore della piccola chiesetta viterbese.

In ogni caso anche questo splendido edificio non garantì l’effetto sperato da Fardo per la sua impresa, né ebbero sorte diversa gli altri, ambiziosi tentativi, fatti dallo stesso notaio per aiutare altre persone meno fortunate come gli ammalati e i bisognosi.

Così la singolare vicenda di quest’uomo, la cui salma riposa proprio nella chiesa di Santa Maria della Salute, ricordata solo da una rozza pietra sul pavimento che ne riproduce sommariamente le sembianze, fu priva di successi ma non per questo meritevole di essere dimenticata.





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